Lithophaga lithophaga (Linnaeus, 1758)
|
|
Phylum |
Mollusca |
Classe |
Bivalvia |
Ordine |
Mytiloida |
Famiglia |
Mytilidae |
Genere |
Lithophaga |
Specie |
lithophaga |
|
Autore foto: Roberto Pillon
|
|
Informazioni aggiuntive |
Convenzioni di protezione e pesca/prelievo (Clicca qui per maggiori informazioni) |
Berna 2 - Ha 4 - Asp 2 - DM 16 ottobre 1998 - Cit2 - |
Nomi comuni italiani |
Dattero di mare |
Nomi comuni regionali e internazionali (Clicca qui per le sigle internazionali) |
CR=Morski - F=Datte de mer - GR=Solina - GB=Date shell - E=Dàtil de mar D=Steindattel, Seedattel -
|
|
In natura |
Distribuzione |
Mar Mediterraneo. |
Descrizione |
La conchiglia è cilindrica e molto allungata con strie di accrescimento molto distanziate. Umbone situato vicino all'estremità anteriore. Superficie con sottile striatura concentrica e radiale. Colore bruno giallo con interno biancastro azzurrognolo. Preferisce la parete verticale. |
Caratteristiche |
Corrode le pietre calcaree scavando dei canali lisci con una secrezioneacida che viene prodotta da ghiandole apposite. Diffusa e molto comune sulla costa rocciosa dell'infralitorale. Oramai protetto da varie convenzioni, vedi sopra, viene ancora pescato di frodo dove è necessario rompere la roccia per poterlo asportare. Oggi il rischio estinzione per questo bivalve è piuttosto forte. Il danno ambientale causato è notevole considerando la lentezza della crescita che è stimata da 15 a 35 anni per arrivare alla lunghezza di 5 cm. |
|
In cattività |
L'ambiente in vasca |
Specie protetta se ne sconsiglia l'introduzione in vasca. |
Temperature |
Necessita di temperatura molto stabile. |
Osservazioni |
Da Fondazione Michelagnoli:
Il dattero di mare (Lithophaga lithophaga) è un bivalve evolutivamente affine ai comuni mitili; esso vive lungo le coste del Mediterraneo all’interno di gallerie scavate nella roccia calcarea grazie ad una secrezione mucosa erosiva, e raggiunge le massime densità di popolazione (fino a 300 ind/m2) entro i primi 5 metri di profondità pur essendo presente fino a 20-25 metri. La sua crescita è estremamente lenta e si è stimato che per raggiungere la lunghezza di 5 cm, ad un dattero siano necessari da 15 ai 35 anni.
Data la gravità degli effetti provocati dalla sua raccolta sulla roccia, sulle comunità bentoniche e quindi sull’ecosistema marino, la legge italiana ha vietato la pesca e la commercializzazione del dattero di mare fin dal 1988 (Decreto n. 401, 20 agosto 1988, Ministero della Marina Mercantile).
Le stime scientifiche dicono che per un piatto di "linguine ai datteri", che contiene 15-20 individui, si distrugge una superficie di fondo marino pari a circa un metro quadrato con tutti gli organismi sessili in essa presenti; e perché la stessa superficie si ricostituisca integralmente occorrono almeno 20 anni.
Le ultime campagne di studio hanno evidenziato un gravissimo stato di depauperamento delle coste sommerse pugliesi a causa proprio di questa attività di raccolta che, per la lenta crescita del dattero, interessa zone sempre nuove e non ancora sfruttate; facendo il raffronto tra i fondali ancora integri e quelli desertificati, si è stimato che, lungo la costa salentina, la distruzione delle comunità bentoniche procede alla velocità di 12 km/anno!
Appositi studi hanno accertato inoltre che la drastica riduzione delle comunità bentoniche costiere determina preoccupanti ripercussioni sulla piccola pesca costiera, cui si deve aggiungere il fatto che la distruzione delle rocce influisce in maniera notevole sul valore paesaggistico e turistico della fascia costiera. |
Alimentazione |
Animale filtratore - |
Specie affini |
Pholas dactylus - |
Difficoltà di allevamento (Clicca qui per i livelli di difficoltà) |
6 - Lasciamo fare a Madre Natura |
|