L'affondamento e il ritrovamento della RN Corazzata Roma PDF Stampa E-mail
Scritto da Michele Abbondanza   
Mercoledì 29 Agosto 2012 19:32
L'8 settembre 1943 alle ore 19.45 la radio diffonde un messaggio del maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, comandante in capo dopo le dimissioni di Mussolini.  
 
"Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza".
 
Ancora oggi si sente spesso parlare di armistizio; di fatto fu una resa senza condizioni.
Questo messaggio fu sentito alla radio dagli ufficiali e dai marinai delle navi alla fonda a La Spezia. Si possono solo immaginare i sentimenti degli attimi successivi.
Tornando alla mattina dell'8 settembre '43. La squadra da battaglia navale è ferma all'ormeggio da oltre un'anno. I sentimenti a bordo sono dei più vari, ma permane un certo nervosismo che nasce dalle notizie contrastanti che arrivavano a bordo. Si sapeva dello sbarco alleato in Sicilia e della successiva caduta del governo Mussolini. A metà agosto il generale Rommel, comandante in capo delle forze terrestri del nord Italia, aveva espresso l'idea di occupare la roccaforte di Spezia. Ci si attendeva quindi di vedere salire a bordo i soldati tedeschi per occupare le navi.
Alcuni pensavano che l'Italia stava per firmare una pace separata dagli altri alleati. Altri che pensavano che si era giunti al giorno X per la battaglia finale. La notizia che tutti ignoravano, compreso il comandante Bergamini, era quella che poi verrà data alla radio alle 19.45 dello stesso giorno. 
Ma l'idea della battaglia finale era quella maggiormente pensata, si preferiva in sostanza all'attesa nel porto come nell'ultimo anno. Questa tesi fu avvalorata dall'ordine arrivato alle 10.00 da Supermarina, il comando superiore della regia marina durante la seconda guerra mondiale, di accendere le macchine e tenersi pronti a salpare per le ore 14.00. Le ore passarono senza ulteriori ordini. Quest'attesa fu estenuante e lo stesso ammiraglio Bergamini chiamò Roma più volte, ma senza ricevere risposte certe.  
Alle ore 19.45 si manifestò il dramma a bordo con l'annuncio dato per radio del maresciallo Badoglio. Qualcuno pensava alla fine della guerra. Altri erano preccupati per le sorti future. Ma tutti si ritrovarono a fare i conti con la propria coscienza di soldato e dal giuramento di obbedienza alla patria.
Mentre nelle caserme di terra molti soldati si ritrovarono senza comandante e quindi sbandati, sulle navi gli equipaggi erano rimasti compatti intorno al loro comandante. Di fatto furono 600.000 i soldati catturati dei tedeschi e deportati nei lager per colpa del disordine del momento. Sulle navi passato il primo senso di sbandamento, si cominciava a pensare all'affondamento delle navi per non farle cadere in mano del nemico. 
 
 
 
 
« Sansonetti: E' stato firmato l'armistizio. Da Supermarina abbiamo diramato le nuove disposizioni secondo le clausole dell'armistizio. Per evitare equivoci l'ordine viene trasmesso e ripetuto in chiaro. E' esclusa la consegna delle navi e l'abbassamento della bandiera. La flotta deve - però - trasferirsi a Malta. Per il riconoscimento occorre alzare il pennello nero sugli alberi maestri e dipingere cerchioni neri sulle prue. Anche Biancheri a Genova è stato avvertito.
 
Bergamini: Innanzitutto desidero sapere perché sono stato tenuto all'oscuro di quanto si stava tramando alle nostre spalle. Ancora ieri ci sono stati fatti altri discorsi. Lì a Roma vi siete dimenticati quali responsabilità tecniche e morali ha il comandante della Flotta. Qui la situazione è confusa. L'orientamento generale è per l'affondamento.
 
SansonettiE' una soluzione gravissima contro gli interessi della patria la cui responsabilità ricadrà sul comandante della Flotta...
 
Bergamini: Per questo motivo chiedo di parlare con il ministro e capo di Stato Maggiore che, ancora a mezzogiorno, mi ha confermato l'ordine di tenermi pronto a partire per l'ultima battaglia
 
Sansonetti: Riferirò.
 
De Courten: Sansonetti mi riferisce che alla Spezia vi sono difficoltà. Posso comprenderle ed anche giustificarle. Del resto anch'io, che sono il ministro e il capo di S.M. della Marina, solo due ore fa ho appreso per la prima volta che l'armistizio era stato firmato. Non siamo stati mai consultati. Ma ormai, visto come si sono messe le cose, non resta altro da fare che eseguire gli ordini. Sansonetti ha già predisposto tutto. La Flotta deve trasferirsi a Malta. Non è previsto né il disarmo né l'abbassamento della bandiera. Quindi mi pare...
 
Bergamini: Ripeto quanto ho già detto a Sansonetti. Lo stato d'animo degli ammiragli e dei comandanti che ho sentito nel pomeriggio è orientato verso l'affondamento delle navi. e anch'io...
 
De Courten: Ma se il comandante della Flotta non se la sente di eseguire gli ordini, è autorizzato a lasciare il comando, è un modo per risolvere i suoi problemi di coscienza.
 
Bergamini: Non ci sono precedenti di un comandante che abbandona i propri marinai nel momento del pericolo. Questo è un invito che devo respingere.
 
De Courten: Il dovere più grave è quello di adempiere a qualunque costo le condizioni di armistizio perché questo sacrificio potrà portare in avvenire grande giovamento al Paese. La Flotta deve assolutamente lasciare La Spezia. Occorre sotterare le navi al pericolo di un attacco da parte dei tedeschi e gli equipaggi dall'influenza dell'ambiente terrestre, occorre anche evitare le ripercussioni di eventuali discussioni fra marinai, ufficiali e comandanti. Ripeto che la decisione di accettare l'armistizio è stata presa dal re - con il quale ho parlato un'ora fa - che è stato confortato dal parere del grande ammiraglio Thaon di Revel. Secondo le clausole dell'armistizio, ripeto, le navi non devono ammainare la bandiera né saranno cedute. Devono solo trasferirsi a Malta poi si vedrà. Tuttavia Ambrosio, il capo di Stato Maggiore generale, mi ha assicurato d'aver chiesto agli anglo-americani che la Flotta per motivi tecnici possa trasferirsi alla Maddalena. Quindi intanto esci dalla Spezia, come avevamo del resto concordato ieri. E fino a questo punto mi pare che non ci siano difficoltà. Poi, una volta in mare, la Flotta riceverà altri ordini con la speranza che nel frattempo gli Alleati accolgano la variante della Maddalena, al posto di Malta. Alla Maddalena tutto è pronto per l'ormeggio delle navi. Capisco, è un brutto momento, ma tutti dobbiamo fare il proprio dovere. Tutti dobbiamo fae qualcosa.
 
Bergamini: D'accordo. Esco stanotte con tutte le navi e mi dirigo alla Maddalena in attesa di nuovi ordini. »
 
 
Al termine della telefonata Bergamini confidò al comandante Bedeschi: « E' un dramma. Non consegnerò mai le navi al nemico. Le porterò in un ancoraggio italiano o in un porto neutrale. Sento però che non ci rivedremo più.  Ci auto-affonderemo. »       
  
Estratto da wikipedia del colloquio telefonico tra gli ammiragli Sansonetti, Bergamini e De Courten dell'8 semmbre 1943
 
Alle due di notte la flotta esce dalla baia di Spezia: rotta 220°. Fanno parte del convoglio anche i reparti di Genova, e la flotta intera comprendeva: tre corazzate, Roma, Vittorio Veneto e Italia, sei incrociatori e nove cacciatorpediniere. Tra le nove e le dieci del 9 settembre furono avvistati aerei inglesi che rilevavano le segnalazioni convenute (secondo le disposizioni dell'armistizio dovevano issare una bandiera nera sull'albero maestro e verniciare dischi neri sui ponti). Un'altro ricognitore passò dopo qualche minuto, probabilmente tedesco. Verso le 13.00 la flotta arrivò in vista dell'Asinara, rotta ad ovest della Corsica, ed entrò dall'estuario di ponente. A questo punto un messaggio urgente di Supermarina ordinò al comandante Bergamini di invertire la rotta e puntare su Bona (Algeria) in quanto La Maddalena era stata occupata dai tedeschi. Vistasi sfumare l'operazione il comando tedesco diede il via all'operazione Achse, che prevedeva di combattere l'uscita dell'Italia dalla guerra neutralizzando tutte le sue forze armate. Quindi uno scenario allucinante dal punto di vista italiano.
 
Il 9 settembre 1943:
Alle ore 10.30 viene dato ordine ad ua squadriglia di quattro aerei da caccia "Macchi MC202" di fornire supporto aereo alla squadra da battaglia navale. Ma per un'errore viene data una rotta sbagliata, gli aerei non troveranno mai la flotta.
Alle ore 15.10 appare una flottiglia di venti Dornier DO 217K della Luftwaffe e furono fatti avvicinare fedeli agli ordini ricevuti. Infatti l'ammiraglio Bergamini era intenzionato a seguire alla lettera le disposizioni del maresciallo Badoglio. Soltanto dopo l'avvenuta manifestazione degli aerei tedeschi di attaccare, si ordinò alla contraerea di aprire il fuoco. Mentre gli aerei tedeschi sbagliarono il primo tiro, un loro aereo venne abbattuto dalla contraerea.
La terza ondata di bombardieri tedeschi volava a circa 5000m d'altezza. Il comandante dello stormo in una intervista negli anni '70 disse "No. Non conoscevo i calibri della contraerea italiana, ma sapevo che potevano sparare a una distanza di circa 4.000 metri. E il mio aereo, e quelli del mio Gruppo, volavano a circa 5.000 metri perché quella era l'altitudine ottimale per poter dirigere via radio la bomba".
Alle ore 15.30 la prima bomba contro l'Eugenio di Savoia, che mancò il bersaglio di 50m. Una seconda bomba sulla poppa dell'Italia sfiorandola. Successivamente viene presa di mira la Roma. 
Ore ore 15.42 La prima bomba centra la Roma tra le due torri poppiere dei cannoni da 90mm. La bomba attraversa tutto lo scafo e scoppia sott'acqua causando il blocco di una delle quattro eliche. Si apre una falla sullo scafo e la velocità scende a 16 nodi. Ma la nave può ancora manovrare.
Ore ore 15.52 arriva una seconda bomba mentre la nave accosta a sinistra per sfuggire al puntamento degli aerei. La bomba centra la torre che contiene i pezzi da 381mm. Esplodono le cariche della nave posizionate sotto la torre con una forza inaudita. Per la supercorazzata, orgoglio della marina, non vi era più nulla da fare. La torre viene proiettata in alto in diversi pezzi e finisce subito in mare e la torre di comando è avvolta dalle fiamme. L'esplosione delle cariche della nave fanno salire una densa nube fino a 1500 m e tutto diventa come un'inferno bollente. Le lamiere si sfaldano, alcuni uomini si buttano in mare in cerca di salvezza. La nave si piega sulla dritta e poi si gira con lo scafo al cielo. Lo scafo si spezzò in due tronconi e la Roma affondò in circa 20 minuti. Su quella nave perirono 1352 uomini compreso l'ammiraglio Carlo Bergamini, il suo Comandante Adone Del Cima e tutto lo stato maggiore che era in quel momento sulla torre di comando posizionata proprio davanti alla torre esplosa. 
Le bombe che vennero usate per l'attacco erano di nuova generazione e furono una novità. Avevano il nome di "Fritz", la bomba tipo fx 1400 radio guidata, la prima del suo genere; carico esplosivo 300kg. Usata proprio contro gli italiani. Di fatto una bomba convenzionale veniva sganciata quando il "sito" era a 60°, mentre qui si erano disposti a 80°. Quindi quasi sopra le navi. Questo serviva per direzionare meglio la bomba, e questo fatto fu fatale per gli italiani che pensavano, una volta superati i 60°, che gli aerei non avrebbero attaccato.
 
Questo è quanto è accaduto quel tragico 9 settembre 1943 circa la RN da battaglia Corazzata Roma. Le sorti del resto della flotta si possono leggere in molti libri e siti web. In questo articolo sarebbe troppo lunga da seguire. Vi invito a leggere i link in fondo.
 
Alcuni dati tecnici della Roma:

La Corazzata Roma apparteneva alla Regia Marina Militare, varata nel 1940 ed è stata affondata, come abbiamo letto sopra, il 9 settembre 1943. Apparteneva alla classe Littorio. Un'unità navale da 35000 tonnellate progettata dal Generale Pugliese con una potenza di 140.000 cavalli motore sviluppava una velocità di 30 nodi. L'unità non fece in tempo a partecipare ad alcuna missione di guerra: lasciata La Spezia fino al 9 settembre 1943. La nostra ammiraglia era il vanto della Marina Italiana non a caso. Una nave progettata e costruita come nessun altra in Italia. Vantava molta tecnologia per l'epoca. Il primo radar italiano costruito dalla Safar di Milano, il famoso Gufo.  Le fiancate protette dai siluri con camere d'aria che percorrevano tutta la nave sotto il galleggiamento. Turbine dell'Ansaldo di Genova che la potevano spingere a 31 nodi, 55 km all'ora. I cannoni erano della Oto Melara di La Spezia.  Centrale di tiro computerizzata. Cannoncini antiaereo della Breda di Brescia. Beccheggio e rollio delle torri di puntamento sono stabilizzate e mantengono l'asse orizzontale. Un gioiello di tecnologia, ma con molti confort a bordo.

 

Il ritrovamento della Regia Nave Roma:

Ultimamente la notizia è apparsa anche a "Linea blu" nella puntata del 4 agosto 2012, e da "PianetaMare" del 23 settembre 2012. Molte sono le pagine sulla rete e i libri che parlano di quella tragica vicenda che è ancora un solco profondo nella memoria di tutti gli italiani. 

Il 17 giugno del 2012 viene ritrovata la corazzata Roma dopo 69 anni e finisce quindi la caccia al suo ritrovamento. Per la Marina Militare questo sito è uno dei più importanti Sacrari del mare. Il ritrovamento lo si deve all'ingegner Guido Gay che già collabora con la sua società Gaymarine con la Marina Militare Italiana. Il catamarano, Daedalus, di proprietà dell'ingegnere è stato attrezzato con strumenti molto sofisticati e un robot subacqueo di nome "Pluto Palla", da lui ideato. A bordo dell'imbarcazione vi erano alcuni miltari della marina che hanno riconosciuto nelle prime immagini i particolari del Roma. Non vi è dubbio che si tratti della corazzata affondata 60 anni fà. Le immagini sono state poi ripetute il 28 giugno, confermando quanto era già emerso il 17.
I dettagli dell'operazione sono stati poi presentati a fine luglio a La Maddalena in una conferenza stampa introdotta dall’Ammiraglio Eduardo Serra, a capo del Comando Militare Marittimo Autonomo della Sardegna, ed è avvenuta alla presenza di numerosi esponenti della Marina Militare, tra cui  il Contrammiraglio Roberto Camerini, Capo della Comunicazione Marina Militare,  il Capitano di Vascello Francesco Loriga Capo dell’Ufficio Storico della Marina e il comandante Pier Paolo Bergamini, figlio dell’Ammiraglio Carlo Bergamini, comandante delle Forze navali da battaglia della Regia Marina, Medagila d'Oro al Valor Militare.
 
E' stato proiettato il filmato del ritrovamento che poi ha permesso il riconoscimento ufficiale dei resti della Corazzata Roma. L’ingegner Gay ha precisato, nel corso della conferenza stampa, che le motivazioni della ricerca della Corazzata Roma sono state l’interesse storico culturale e la sperimentazione di apparecchiature subacquee per la ricerca sottomarina. Inoltre ha aggiunto che la Corazzata Roma costituisce un sacrario militare per la Marina Militare e tutti gli eventuali proventi derivanti dall’utilizzo delle immagini video-fotografiche verranno devoluti all’Istituto Andrea Doria,  che assiste le famiglie dei marinai deceduti in servizio.

 

 

Nota: per realizzare questo articolo ho fatto numerose ricerche sui siti web e su alcuni libri, confrontandoli. Non sarà certo privo d'errori, ma si spera siano minimi.

 

Link ad alcune pagine che parlano della RN Roma:

L'associazione "Corazzata Regia Nave Roma

Corazzataroma.info

Regia Marina - L'affondamento della Corazzata Roma - parte 1

Regia Marina - L'affondamento della Corazzata Roma - parte 2

La tecnologia della Corazzata Roma

Ritrovata la Corazzata Roma: le prime immagini esclusive del ritrovamento 

Il ritrovamento della Corazzata Roma a Porta a Porta

Affondamento corazzata roma

Il sito della Gaymarine e il progetto pluto

 

 


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Ultimo aggiornamento Martedì 16 Ottobre 2012 22:24
 

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