Le biodiversità del Mar Mediterraneo PDF Stampa E-mail
Scritto da Luca Colutta   
Giovedì 09 Giugno 2011 23:18

Le biodiversità del Mar Mediterraneo

 


Nel 1992 a Rio de Janeiro venne elaborata La Convenzione sulla Biodiversità. In quell’occasione si  affermava il valore intrinseco della diversità biologica e delle sue varie componenti: ecologiche, genetiche, ma anche sociali ed economiche.
A Rio de Janeiro si riconobbe inoltre che l'esigenza fondamentale per la conservazione della diversità biologica consiste nella salvaguardia in loco degli ecosistemi e degli habitat naturali, col mantenimento e ricostruzione delle popolazioni di specie vitali nei loro ambienti.
Per Biodiversità si intende la varietà delle forme di vita vegetali e animali presenti negli ecosistemi. Il termine viene anche usato per indicare la variabilità genetica all'interno di una singola specie.
La sopravvivenza di ogni specie dipende infatti dalla varietà di popolazioni che la compongono. Minori popolazioni di una specie in diverse aree geografiche presenti in natura significa minor variabilità genetica che a sua volta  significa minori possibilità di sopravvivere per la specie. E’ fondamentale quindi proteggere le diverse popolazioni di una specie.
Per  Biodiversità  degli Ecosistemi si intende la  diversità ambienti in cui la vita è presente: la foresta, la barriera corallina, gli ambienti sotterranei, il deserto, le torbiere. La scomparsa  o la compromissione da parte dell’uomo  di questi ambienti comporta il rischio di estinzione delle specie che vi abitano.
Per Diversità Specifica si intende il complesso delle specie che abitano una certa regione della terra.  Questa è definita da alcuni autori: Alfa-diversità. Essa indica la diversità tassonomica, quindi non solo la ricchezza di specie di una regione ma anche le relazioni (in particolare le catene trofiche) tra le diverse specie.
Il Mare Mediterraneo anche se ha un estensione, relativamente, modesta, per varie ragioni (Geologiche, Ecologiche, Antropiche etc.) può essere considerato un vero e proprio generatore di Biodiversità. Basti pensare ai continui scambi con due tra i maggiori corpi marini della terra: L’oceano Atlantico e tramite il Mar Rosso, l’oceano Indiano. A questo si aggiunga che l’uomo con i suoi traffici (1/3 del traffico mondiale delle petroliere passa per il Mediterraneo) contribuisce, spesso involontariamente, all’immissione di nuove specie in questo sfruttatissimo bacino.
Il Mediterraneo rappresenta, con i suoi 3 milioni di chilometri quadrati di area, solo l’1% della superficie acquatica mondiale. Le profondità non sono elevatissime, infatti il valore medio di questo parametro e 1370 m con una punta massima di 5120 a sud della Grecia. Ha tre soli e molto ristretti sbocchi sui mari confinanti: lo stretto di Gibilterra che lo mette in comunicazione con L’Atlantico, il Bosforo che lo collega con il Mar Nero e il canale di Suez che lo mette in comunicazione con il Mar Rosso.
Nel Mediterraneo possiamo affermare (con le dovute eccezioni) che si trovano più o meno le stesse specie che vivono nel vicino Oceano Atlantico. La regione Mediterranea comprende in senso lato la zona Mauretanica, che corre lungo le coste africane da Gibilterra fino a Capo Bianco, e la zona Lusitanica che arriva a nord fino alla Manica. Di notevole importanza è il canale di Sicilia (prof. media: 350 m) il quale divide il Mediterraneo in due grandi settori: Occidentale ed Orientale. Le caratteristiche biologiche e fisiche di questi due settori sono sensibilmente diverse; ed inoltre all’interno di questi due sottobacini la fauna ittica e gli invertebrati variano a seconda della latitudine e della longitudine. A occidente, come è facile aspettarsi, è molto sensibile lìinfluenza Atlantica: infatti numerose specie entrano attraverso Gibilterra favorite dalla corrente più fredda in penetrazione proveniente da quest’oceano. A Oriente invece, poiché il bacino risulta più caldo quindi anche più salato, le popolazioni assumono caratteristiche più nettamente sub-tropicali. Dopo l’apertura del Canale di Suez alcune specie tipiche del Mar Rosso sono penetrate facilmente e altrettanto facilmente si sono adattate nel Mar di Levante e da lì lentamente si stanno diffondendo in tutto il Mediterraneo.
Particolare è anche l’ittiofauna dal Mar Adriatico, in quanto esso è il bacino dove si trovano le acque più fredde e meno salate di tutto il Mar Mediterraneo. Intuibile è quindi la peculiarità di tali popolazioni. A titolo di esempio basti ricordare che alcune specie di Storioni che lì vivono o le Passere di Mare (Platichthys flesus) e Papaline (Sprattus sprattus) sono rare o inesistenti in altre zone.
Il Mediterraneo è purtroppo sottoposto ogni giorno di più a ogni tipo di sfruttamento e sciagura, verrebbe da dire che molti lo considerano poco più di una pattumiera. Il suo equilibrio è molto precario, esso infatti rinnova molto lentamente le sue acque attraverso lo stretto di Gibilterra, comportandosi ecologicamente quasi come un enorme lago salato. Occorrono circa 80-90 anni per rinnovare completamente l’intero volume delle sue acque (e chi in vita sua ha  mai condotto un acquario sa questo dato quanto è importante….). Su di esso  vengono riversati i liquami di 150 grandi città e  14.000 industrie(!) e come già accennato il 35% del traffico mondiale delle petroliere fa rotta attraverso il Mediteranno. Tutto questo è abbastanza per concepire un cambio radicale nelle politiche protezionistiche, bisogna salvaguardare sempre più aree e queste  devono essere sempre più estese. Bisogna inoltre potenziare al massimo i controlli anche con inasprimenti di pena per gli inadempienti altrimenti il concetto di Biodiversità nel Mediterraneo diverrà fra qualche anno soltanto  argomento di discussione fra accademici…….

 


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