I veleni degli organismi marini mediterranei PDF Stampa E-mail
Scritto da Bruno Rossi   
Mercoledì 08 Giugno 2011 17:20

I veleni degli organismi marini mediterranei

 

Nel Mediterraneo sono presenti organismi velenosi, cosa fare se si entra in contatto con il loro veleno?

In mare vivono alcuni organismi che producono veleni talvolta pericolosi per l’uomo. Si tratta solitamente di organismi di piccole dimensioni. Il più grande di questi è una razza, la pastinaca, i più piccoli certe meduse gli avannotti delle tracine. In mediterraneo i più comuni sono: le tracine, le scorpene, le meduse, gli anemoni, le pastinache.
In Italia durante l’estate tutti i giorni numerosi bagnanti vengono punti da una tracina il numero di quelli urticati dalle meduse è decisamente minore, anche perché appena avvistata la prima si verifica il fuggi fuggi generale … Gli anemoni bisogna andare a toccarli di proposito, le pastinache non attaccano l’uomo se non vengono disturbate. Le Scorpene preferiscono i fondali rocciosi dove ci vanno meno bagnanti e questi ultimi sono un poco più esperti, la puntura di scorpena si verifica solitamente alle mani dei pescatori la momento di togliere l’amo e liberarla dalla rete.



La Pastinaca

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Dasyatis pastinaca (Linnaeus, 1758)  

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Dasyatis pastinaca (Linnaeus, 1758)

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Dasyatis pastinaca (Linnaeus, 1758)

All’apice della coda è presente un aculeo corneo alla cui base sono presenti ghiandole velenifere. L’aculeo presenta una dentellatura che non solo lacera la cute ma fa presa trattenendo parte dell’aculeo nella ferita, solitamente l’aculeo si spezza. Il veleno è un cocktail di sostanze che hanno azione locale sulle cellule lisandole, azione vasocostrittrice che provoca ischemia locale, azione neurotossica con effetti vari a seconda di dove agisce, dalla contrazione muscolare, all’effetto euforizzante ( ali livello centrale). Nella norma non è letale, provoca forte dolore, gonfiore, arrossamento, della ferita che può anche infettarsi, posso comparire senso di malessere generale, cefalea. Raramente può esserci aggravamento della sintomatologia e morte. Lo shock anafilattico è raro , ma possibile.
Cosa fare subito:
Uscire subito dall’acqua. Lavare la ferita in acqua di mare, estrarre l’aculeo se presente, disinfettare la ferita. Il posizionamento di un laccio venoso (quindi non strettissimo) all’arto colpito è discutibile. Parte del veleno è termolabile, quindi può essere utile immergere la parte colpita in acqua calda. Recarsi dal medico. Il paziente andrà controllato per un breve periodo di tempo, dovrà praticare profilassi antitetanica.

 

Cnidari

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Actinia equina (Linnaeus, 1758)

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Pelagia noctiluca (Forsskål, 1775)

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Chrysaora hysoscella (Linnaeus, 1767)

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Anemonia sulcata (Th. Pennant, 1766)

Attinie, anemoni, meduse …. sono parenti stretti. Sono dotati di particolari cellule urticanti al’estremità dei loro tentacoli, hanno veleni molto simili. E’ meglio ricordare che non è necessaria l’intera medusa per essere urticati, basta un pezzetto di tentacolo e, se toccato scatta il meccanismo ed inocula il veleno. Cosa che può accadere dopo le mareggiate.
Va subito detto che nonostante i veleni molto simili fra di loro, gli anemoni sono decisamente meno urticanti delle meduse, anche se persone dalla pelle molto sensibile potrebbero non trovarsi completamente d’accordo. Anche nelle meduse esiste una grande variabilità, a seconda della specie, per quanto concerne l’effetto più o meno urticante del loro veleno.
Il veleno ha un triplice effetto: paralizzante per i muscoli, allergenico, paralizzante a livello cardiocircolatorio, è termolabile. Ovviamente tutto questo vale per i piccoli animali. Anche se nei mari tropicali esistono alcune specie di meduse decisamente pericolosissime. Le specie mediterranee provocano dolore urente (che brucia) intenso tutte quante, la zona colpita potrà variare da un leggero arrossamento (specie meno urticanti) al quadro di un’ustione di terzo grado (formazione di vescicole ed escare) con cicatrici permanenti. Nei casi più gravi sono, possibili effetti nervosi centrali, sintomi allergici, shock anafilattico (raro).
Cosa fare:
Uscire dall’acqua. Esaminare attentamente la parte colpita. NON sciacquarla in acqua dolce, farebbe gonfiare i tentacoli liberando ulteriore veleno. Se presenti eliminare i pezzetti di tentacoli. Per fare questo non usare pinze, sabbia o le dita (vi brucereste anche quelle), usare invece una pezzuola morbida, bagnata di acqua di mare con movimenti delicati. Essendo il veleno termolabile, una volta eliminati i residui dei tentacoli, bagnare la parte colpita con acqua calda, o usando sabbia, pietre, asfalto scaldati dal sole. Fare però attenzione al fatto che il giovamento al bruciore del veleno è tale che si rischia di non avvertire il calore rischiando di scottarsi …
Aceto o succo di limone usati localmente tendono ad abbassare il ph dei tessuti diminuendo così l’effetto del veleno, stesso discorso per le sostanze basiche (bicarbonato) tendono ad alzare il ph dei tessuti diminuendo così l’effetto del veleno.
L’ammoniaca agisce fregando i recettori dell’istamina (si produce nelle infiammazioni ed allergie) quindi si può fare un impacco (se in forma liquida) o usare gli stik, le pomate ecc.


Tutto quello scritto finora deve essere fatto subito, immediatamente, nei primissimi minuti. Passati 10 minuti non fa più effetto …
Nei soggetti allergici possono comparire sintomi allergici. Sono anche descritti quadri di shok anafilattico (rari da noi).
Eventualmente rivolgersi al medico. Andranno usati cortisonici, antistaminici, ecc.

Sul sito ci sono le schede di questi organismi e molte altre. Per maggiori informazioni controlla le schede dei Cnidari



Tracina e scorpena

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Trachinus araneus (Cuvier, 1829)

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Trachinus draco (Linneo, 1758)

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Trachinus radiatus (Cuvier, 1829)

 

 

Hanno veleni molto simili. L’effetto del veleno dipende dalla specie dell’animale dalle sue dimensioni, dalla quantità presente nelle ghiandole (tempo trascorso dall’ultima inoculazione). E’ termo labile.
Comparsa quasi immediata di forte dolore in sede di ferita. Questo poi si irradia verso la radice dell’arto colpito. Intorno alla ferita compare edema (gonfiore) e speso un colorito cianotico (bluastro). Possono comparire anche brividi, febbre, sudorazione, artralgie, vomito, agitazione psicomotoria. Nei casi decisamente più gravi si possono avere convulsioni, allucinazioni, dispnea, palpitazioni.
Nei giorni successivi si può avere ingrossamento dei linfonodi locali, comparsa di strie rosse che convergono verso i linfonodi (linfangite). Talvolta può comparire nefropatia ed emolisi.
Tranquilli che il più delle volte si limita tutto a dolore e spavento.
Cosa fare:
Uscire subito dall’acqua. Immergere immediatamente la parte colpita in acqua quanto più calda possibile per almeno una trentina di minuti. Asportare eventuali tracci di spine dalla ferita. Solitamente è sufficiente questo per far sparire il dolore ed altri sintomi. Se non vaccinati ci vorrà la siero profilassi antitetanica.
Se compaiono altri sintomi recarsi dal medico.
Come si è visto la cosa più pericolosa i tutti i casi è lo shock anafilattico. E’ questo che di solito porta al decesso. Non si tratta dell’azione diretta del veleno, ma di una risposta allergica esagerata del nostro organismo nei confronti degli allergeni contenuti nei veleni. Esattamente come può accadere dopo una banale puntura di insetto (vespa ad esempio). Meglio ricordare che uno shock anafilattico non si verifica alla prima puntura. La prima volta serve a sensibilizzare l’organismo verso la sostanza. Quelle pericolose sono le punture successive.

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Scorpaena porcus (Linneaus, 1758)

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Scorpaena scrofa

(Linnaeus, 1758)

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Scorpaena porcus (Linneaus, 1758)

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Scorpaena maderensis

(Valenciennes, 1833)

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Scorpaena notata (Rafinesque, 1810)


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I link alle schede degli organismi presenti in questo articolo:

 


Ringraziamenti per le immagini:

Roberto Pillon, Andrea Prodan, Leonardo Cherici, Livio Macera, Pietro Astone.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 08 Giugno 2011 21:59
 

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